Nelle infinite ore di attesa del derby di ritorno di Champions League se ne sono sentite di tutti i colori. Naturalmente è giusto così perché se i sostenitori dell’Inter temono l’irrazionale, quelli del Milan vi si aggrappano. Ma, forse, più dell’irrazionale si tratta del soprannaturale. Ognuno ha diritto a coltivare sogni o timori e non sarò certo io a fargli cambiare thought. Tuttavia dire che l’Inter ha un piede e mezzo nella finale di Istanbul è proclamare un’ovvietà cui pochi si possono opporre.
Sinceramente non credo neppure che l’Inter, ove mai subisse un gol, si sfalderebbe come neve in una sera di maggio. Il perché lo scrissi all’andata: ha calciatori di maggiore qualità, ha una rosa di maggiore quantità, è in stato di grazia, quindi di forma, straordinario. Certo, può capitare che il Milan vada in vantaggio, ma con chi segnerebbe il molto eventuale secondo gol? Sarà che non impazzisco per Giroud, sarà che Leao, per me, resta a mezzo servizio, sarà quel che sarà, ma mi chiedo chi abbia il gol nei piedi tra i calciatori milanisti. Pur non tirandomela da veggente, credo che sia più facile un gol di Theo Hernandez o di Tonali, piuttosto che uno degli attaccanti o pseudo-attaccanti che Pioli schiera dietro a Giroud.
L’allenatore ha raccomandato compattezza perché sa che solo un Milan equilibrato e che non subisca gol nella prima mezz’ora può pensare di segnarne uno. Sarà anche per questa ragione che non credo advert un Milan spavaldo e che guidi il gioco. La palla la lascerà all’Inter e l’Inter avrà la facoltà di decidere cosa farne: gestirla, facendo passare il tempo, o attaccare. Sono convinto che Inzaghi voglia chiudere la partita il prima possibile e, con un risultato acquisito, dimostrare chi ha meritato di più in queste due semifinali. Non c’è dubbio che un’Inter più cinica e precisa si sarebbe qualificata dopo appena 90 minuti, ma le condizioni, per me, non sono cambiate. Il Milan, costretto a spremere qualche titolare anche a La Spezia, arranca. L’Inter vola. Come ho detto, dovrebbe accadere qualcosa di soprannaturale perché le parti si invertano.
A parte Leao (che non c’period) e Kjaer (che non ci sarà al pari dell’infortunato Bennacer) dovremmo rivedere le stesse formazioni di una settimana fa. Ma siccome, nonostante l’ottimismo sparso a piene mani dopo il recupero, Leao difficilmente potrà strappare in velocità (la cosa che gli riesce meglio), poco o nulla cambierà per quanto riguarda il tema tattico del Milan. Anzi, c’è il rischio, oltre che di perdere Leao per un aggravamento della sua elongazione, anche che rientri poco o non rientri affatto sotto la linea della palla, compromettendo proprio quello che Pioli vuole, ovvero la compattezza in fase di non possesso.
Secondo logica e previsioni, mi immagino due difese molto basse. L’Inter perché non vorrà concedere le ripartenze, il Milan perché non è abituato a pressare alto e, quindi, a far salire la linea. Partita brutta? Partita tesa, tesissima. Se segna l’Inter tutto è finito e, forse, chi va in vantaggio giocherà con serenità. Se segna il MIlan prevedo contrasti forti e spigolosità. E se non segnasse nessuno? Difficile. Per il Milan equivarrebbe a rinunciare a provarci. Dunque, il piano gara è presto detto: compatti per impedire che l’Inter sfondi, ritmi volutamente bassi, interdizione delle linee di passaggio, urgent portato con sobrietà. Una volta riconquistata palla, lancio a Leao o sfera a Giroud o advert uno dei trequartisti. Improbabile, perciò sconsigliato, l’uno contro uno perché se perdi il dribbling sei fritto. Ma l’Inter non guarderà. Sa di avere l’occasione della vita e non ha nessuna intenzione di concedere vantaggi per presunzione o dabbenaggine. Concentrati dal primo all’ultimo respiro. Combattivi, tecnici fino a ridicolizzare l’avversario con qualche girandola. Simone Inzaghi andrà in finale e tutti diranno che se lo aspettavano. Anche se non ci avevano mai pensato.