Il Diego Costa persiano. Mehdi Taremi incarna quel tipo di attaccante moderno che puoi solo amare o odiare, non esistono mezze misure: fisico, lottatore, fastidioso, spietato sotto rete e nei contrasti. Un vero e proprio prototipo di centravanti del 2023, nel solco di grandi predecessori come il brasiliano naturalizzato spagnolo. Eppure per il classe 1992 del Porto, autore della doppietta che è valsa almeno l’onore nel perentorio 6-2 rifilato dall’Inghilterra al suo Iran al Mondiale, ci sono Milano e l’Italia nel destino.
IL GIUSTIZIERE DEL MILAN – Il Workforce Melli si è rivelato poca cosa: lontani i fasti del pareggio contro il Portogallo di CR7 e della sconfitta di misura contro la Spagna, cinque anni fa ai Mondiali in Russia. Se la nazionale di Queiroz non ha perso la faccia lo deve al 30enne di Busehr. Nella Milano rossonera si ricordano bene di questo attaccante “brutto, sporco e cattivo”: due anni fa una sua prestazione maiuscola al Do Dragao fu decisiva per la vittoria dei Dragoes contro i rossoneri nel girone iniziale di Champions e per la conseguente eliminazione di Pioli e i suoi, mentre l’anno prima aveva segnato alla Juve.
OBIETTIVO DI MERCATO ROSSONERO, CONQUISTATORE DEL PORTO –Giustiziere del Milan, ma anche obiettivo di mercato, visto che nelle audizioni per un numero 9 da affiancare a Giroud e per sostituire ibrahimovic, c’è il suo nome: dopo gli inizi in patria e il grande salto nel Rio Ave, rivale anch’esso del Milan nei preliminari di Europa League di quattro stagioni fa, che diedero inizio all’epopea del nuovo Diavolo, si è affermato a Oporto, dove ha realizzato 58 reti in 99 presenze in soli tre anni.
L’INTER NEL DESTINO E LA NOMEA DI ‘RIBELLE’ – Già decisivo nell’ultima competizione iridata, anche se si divorò il gol che sarebbe valso gli ottavi proprio contro il Portogallo, ha avuto anche l’altra parte di Milano, quella nerazzurra, nel destino: l’Inter infatti è stata l’avversaria del suo Porto negli ottavi di Champions nell’ultima stagione. Nel frattempo è stata l’unica luce di un paese che voleva fare a meno di lui, considerato un “ribelle” al pari del compagno Serdar Azmoun e inviso all’ayatollah. Il ct Queiroz infatti lo ha convocato nonostante le pressioni del regime per le posizioni espresse in materia di diritti e libertà: Taremi aveva infatti mostrato il suo appoggio alle proteste per la morte di Mahsa Amini, andando contro la linea repressiva del governo.
@AleDigio89