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Lunga intervista a Il Tempo per Luca Pellegrini. Il terzino sinistro della Lazio ha parlato del buon andamento della squadra in questa prima parte di stagione e di quali novità abbia portato mister Baroni: “Stiamo lavorando bene, così come abbiamo fatto bene in ritiro. La cosa che ci dà forza è un po’ di entusiasmo, dobbiamo essere bravi a non oltrepassare la linea che divide entusiasmo e presunzione. Il mister è stato bravo, è una persona intelligente e molto empatica, ha le qualità per fare bene con una squadra come la nostra. Come gruppo noi siamo sempre stati forti e coesi, il mister però ci ha dato una grande mano”.
LAZIO SOTTOVALUTATA – Rispetto all’anno scorso è cambiato in particolare il coinvolgimento di tutto il gruppo nelle rotazioni, perché secondo Pellegrini – “Un allenatore bravo è quello che capisce le qualità del gruppo a disposizione. Non c’è differenza tra chi gioca 5 minuti e chi ne gioca 90, l’impatto è lo stesso. Questo è il pregio più grande, poi certo è più contento chi gioca 38 partite di chi magari ne gioca 5”. Ciò che non è mai cambiato invece, sostiene il terzino biancoceleste, è la sottolvalutazione all’esterno del valore della squadra: “All’inizio dell’anno tante parole sono state spese, della Lazio non ne parlava nessuno. Ma a noi piace così, non vogliamo stare in questa orbita, le pressioni le lasciamo agli altri. Di limiti ne abbiamo tanti, ma siamo bravi a nasconderli”.
SPOGLIATOIO – Advert essere cambiato profondamente quest’anno nella Lazio, assicura Pellegrini, è l’atteggiamento nello spogliatoio: “La cosa che non deve mai mancare è la fame di vincere, come quando ho fatto quella scivolata contro il Porto. Bisogna lottare su ogni pallone. Io muoio per te e tu muori per me, l’esempio è Pedrito che nelle ultime partite ha corso come un ventenne”. Tra i suoi compagni di squadra, quello a cui Pellegrini è maggiormente legato è Nicolò Rovella, che grazie a lui è diventato anche un tifoso, oltre che un calciatore importante per la Lazio: “Si è calato subito dentro all’entusiasmo travolgente della piazza e un po’ di merito è anche mio. I primi giorni che è venuto a Roma stavamo sempre insieme e gli ho fatto un po’ di scuola di tifo: gli ho fatto vedere i video delle partite che sono entrate nella storia della Lazio. Anche grazie advert altre persone che ha conosciuto è diventato un Ultras in campo“.