Spero che le parole di Luciano Spalletti, alla superb del primo quarto di finale in Champions League con il Milan, abbiano colpito tanti, come hanno colpito me. In pratica, l’allenatore del Napoli non solo ha denunciato l’incomprensibile clima che regna nel settore del tifo organizzato napoletano (con gli scontri durante la gara di campionato, che hanno costretto anche i tifosi con mogli e bambini al seguito a scappare), ma ha minacciato di lasciare la panchina se fatti del genere riaccadranno. E ha aggiunto: “Senza un Maradona caldo, me ne vado. Non si può prendere la squadra in ostaggio“.
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In effetti a Napoli stanno accadendo cose strane: da una parte, c’è una città, vestita completamente di azzurro, già fremente nel preparare la festa per il terzo scudetto. Dall’altra, la contestazione degli ultras nei confronti del presidente De Laurentiis per le restrizioni disposte dalla società e dalle autorità di controllo. Contro il Milan in campionato non c’è stato tifo, solo cori verso il presidente. Tuttavia questore e prefetto stanno portando avanti una battaglia che riguarda sia il comportameno dentro la stadio, sia la sicurezza di tutti gli spettatori. La curva non è, né può essere, zona franca e il calcio deve stare sempre dalla parte della legalità. Anche De Laurentiis, oltre a Spalletti, spera che il Maradona tifi compatto per il Napoli fra cinque giorni con il Milan. Ma questo non può essere più di un auspicio. Altrimenti si rischia un patto scellerato che nessuno vuole siglare.