Secondo minuto di recupero, Mudryk sguscia in space, tocca la palla e Cristante gli tocca la gamba. L’arbitro spagnolo Manzano cube che non è rigore, ma fa cenno agli imbestialiti ucraini che “tanto c’è il var”. Dietro al monitor, però, il suo collega connazionale Munuera non dà segni di attività, così l’Ucraina torna a casa e l’Italia, con lo 0-0, va agli Europei. E’ andata bene, benissimo, possiamo sentirci sollevati dopo quanto è accaduto in altre notti come questa, a Milano con la Svezia, a Palermo con la Macedonia. Ora invece non abbiamo rimpianti. Certo, quel rigore… In Germania, insieme alle grandi d’Europa, ci saremo anche noi e al cospetto di Bellingham, Mbappé e Lukaku dovremo difendere il titolo conquistato a Wembley. Siamo campioni d’Europa e dovremo dimostrarlo in Germania.
GLI STRAPPI DI CHIESA – Nel primo tempo di Leverkusen abbiamo sofferto solo per qualche minuto, quando la pressione degli ucraini ha portato all’unica conclusione pericolosa, quella di Sudakov con respinta di Donnarumma. Per almeno 35 minuti è stata l’Italia a guidare il gioco, raffreddando, quando necessario, i bollori dell’Ucraina, rallentando la manovra e poi alzando di nuovo la velocità dell’azione nella parte finale, una parte riservata agli strappi di Federico Chiesa. L’unica vera palla-gol del primo tempo è nata con uno dei suoi famosi strappi a tutto fuel, scatto, attacco e help perfetto per Frattesi che si è fatto deviare il tiro da Trubin. E ancora Chiesa pericoloso in un paio di occasioni, sulla seconda Raspadori è arrivato in ritardo di un soffio.
LA LIBERTA’ DI JORGINHO – La Macedonia aveva cercato di inaridire la fonte del gioco dell’Italia marcando a uomo Jorginho con Bardhi. L’Ucraina, invece, ha scelto di concedergli più libertà: Sudakov, il trequartista dei gialli, quello che stava nella zona dell’italo-brasiliano, si occupava più della fase di ripartenza che di quella difensiva. Potendo muoversi con un po’ di spazio, Jorginho dettava gioco e tempi ben assecondato da Barella. All’intervallo avevamo il 64 per cento di possesso palla, con 10 tiri (a 3) e con 7 angoli (a 0). Insomma, eravamo ben dentro la partita.
SCAMACCA NO – Spalletti aveva preparato la staffetta Raspadori-Scamacca. Bene il primo tempo col napoletano, male il secondo con l’atalantino, ripreso di continuo, ma senza risultati, dal ct. Per una ventina di minuti la partita è rimasta in equilibrio, poi un madornale errore di Donnarumma, che poteva costarci caro, ha incoraggiato l’Ucraina e dato il by way of a un’altra partita di sola sofferenza per noi. E’ successo che su una palla che rimbalzava davanti alle sue mani, dopo una rimessa laterale, Gigio è uscito senza nemmeno avvicinarsi al pallone, per sua fortuna Mudryk gliel’ha poi sparato addosso. Sono iniziati i cambi, Rebrov ha messo dentro un attaccante dietro l’altro ma l’Italia non è riuscita advert approfittare dello spazio che si apriva anche perché Chiesa period esausto. Con un paio di recuperi prodigiosi aveva risolto dei veri problemi anche in difesa. Quando nel recupero il ct ucraino ha schierato anche l’ultimo attaccante, Spalletti ha risposto togliendo Politano (che period entrato al 26′ della ripresa al posto di Zaniolo) per mettere Darmian e schierare la difesa a cinque. Così siamo arrivati in Germania.