Redazione Calciomercato

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Ha giocato il Como, ha vinto il Milan. La qualità dei singoli giocatori ha battuto la straordinarietà del collettivo. Queste sono in sintesi le considerazioni su una partita che non è facile giudicare. Il Como di Fabregas e dei suoi meravigliosi “talentini” ha impressionato i settantamila e passa spettatori presenti allo stadio, più tutti quelli che hanno guardato il gioiellino lariano incastonato sui telefonini o in television. Nel Milan invece non ha brillato nessuno, a parte i soliti noti, Pulisic e Reijnders, cioè quelli che continuano a rendere accettabile una stagione che altrimenti sarebbe agghiacciante.
Agghiacciante: non è un aggettivo usato a caso. Serve per descrivere il gelo di San Siro prima (curva vuota per un quarto d’ora), durante (al gol di Da Cunha) e dopo il 45°, immaginate perché… Nel primo tempo il Milan non esisteva, a parte il grossolano errore di Musah dopo spiccioli di minuti. Nella ripresa le classiche “sliding doorways” del calcio: raddoppio annullato ancora a Da Cunha per pochi centimetri di fuorigioco, pareggio di Pulisic al termine di una tanto bella quanto rara azione combinata tra Rafa Leao, Gimenez e Reijnders, cioè i quattro attaccanti cui Conceicao si period affidato in avvio. Poi è arrivato il 2-1 di Reijnders, l’olandese volante riuscito nell’impresa di non far precipitare il Milan in una notte che sarebbe stata lunghissima da sopravvivere per Conceicao.