Se fossi il dirigente di un membership italiano non avrei dubbi nel puntare su Nicolò Zaniolo. In primis, perché è ormai rientrato a pieno titolo nell’orbita della Nazionale di Mancini (che lo ha scoperto) e, per me, non ne uscirà più. In secundis, perché la cessione al Galatasaray gli ha fatto bene, ha vinto il campionato turco, ha giocato con campioni (Icardi, tra gli altri), si è fatto apprezzare anche per la perseveranza. Certo, continuo a ignorare quale sia il suo ruolo vero, ma è giusto ricordare che sa fare l’esterno destro, l’esterno sinistro e, come accaduto per uno spezzone di partita anche in azzurro con l’Olanda, il finto centravanti.
Ascolta “Il talento brado di Zaniolo merita ancora fiducia in A, ma con un tecnico che ci creda e un membership che lo cresca” su Spreaker.
In attesa che maturi anche di testa, Zaniolo è imponente di fisico e in un calcio come quello attuale avere la sua stazza (un metro e 90 per 79 chili) è già una garanzia di presenza scenica in campo. Il punto è trovare un allenatore che creda in Zaniolo, gli assicuri un impiego da titolare (anche se, ovviamente, nessuno ha il posto fisso in squadra), lo renda compatibile alle sue esigenze. Chi potrebbe essere questo allenatore ancora non lo so. Italiano sicuramente, anche se ignoro quanto Nicolò sia tatticamente evoluto. Per ora resta un talento brado di quelli che si esaltano nello spazio ampio.
Ma per il vero salto di qualità, avrebbe bisogno di un membership dove i principi educativi (il rispetto individuale e del gruppo) siano preminenti. Ci vorrebbe, insomma, una scommessa di quelle pesanti (ma 30 milioni sono tanti) e la cieca fiducia in un ragazzo chiamato a diventare grande presto e finito per essere un adolescente di ventiquattro anni. Troppi per non passare l’ultimo confine.