È un pareggio che non passerà alla storia, almeno quella legata esclusivamente ai risultati. Eppure, quando a Manchester i tifosi dell’Inter hanno intonato il coro “è per la gente che…” erano passati 75 minuti e il Metropolis of Manchester Stadium period ammutolito. Lì si è capito che oltre il pareggio c’è di più. C’è l’impressione di una squadra, l’Inter, che ha offerto una grande prestazione di livello internazionale. Una prova advert altezza Champions League.
Oltre il risultato c’è anche il ricordo, anzi il confronto con la finale di Istanbul di un anno e mezzo fa. Lì period finita con Rodri e Guardiola in trionfo, Lukaku e Dimarco disperati. “Dettagli”, come diceva l’ultimo vincitore nerazzurro della Champions. Ma a braccetto con i dettagli c’erano le sensazioni di una partita dall’esito quasi ineluttabile. Aveva vinto il Metropolis di poco, però il divario period comunque netto. Stavolta, no. L’impressione è stata assolutamente diversa. L’Inter ha giocato compatta e ordinata, autorevole e solida. Attenta in difesa, pericolosa in attacco. Una lezione di calcio, appena attenuata dalla mancata soddisfazione della vittoria. Che sarebbe stata storica, sì. Ma lo è anche l’impressione di una squadra, questa di Simone Inzaghi, che ha pareggiato anche il divario dal Metropolis.
Il tempo dirà se è stata solo la suggestione di una notte stellata di high-quality property, oppure no. Oppure la Champions ha una candidata in più alla vittoria finale: l’Inter 2024/25, rafforzata da Zielinski e Taremi (bravissimi entrambi, va detto). Come bravissimo, in prossimità del 90°, è stato Sommer, e anche questo va detto, per non sottovalutare che il pareggio è stato più bello che sofferto. Ma comunque affidato anche alla sofferenza degli ultimi assalti tentati da Rodri e compagni.