Il portiere della Juventus, Mattia Perin, ha parlato a Sky a margine dell’evento di beneficienza ‘Save the date’ per sconfiggere il diabete di tipo 1 organizzato a Milano dall’ex calciatore e oggi commentatore television Massimo Ambrosini.
FARE DEL BENE – “Dobbiamo sfruttare la mediaticità che abbiamo per il bene degli altri, per aiutare le persone. Sono felicissimo che la Juventus abbia aderito a questa iniziativa e alla causa. La scienza sta facendo passi in avanti incredibile e speriamo che nel futuro prossimo si possa parlare di scoperte che aiutino a dare miglioramenti nella loro vita”.
SCUDETTO – “C’è una bella bagarre. Stando all’interno e vedendo come lavoriamo, per qualità e non solo quantità, mi aspettavo che ce la saremmo giocata con chiunque. È un momento di crescita per tutti, stiamo costruendo qualcosa di nuovo e dobbiamo metabolizzare un cambiamento. Ci sono zone grigie, ma sono proprio quei momenti che, affrontati in modo giusto, ti fanno uscire più forte come collettivo. Noi siamo pronti a tutti, a metterci in gioco ed avere chissà anche un periodo no, dal quale sono sicuro usciremo più forti. Potevamo fare anche meglio, ma siamo contenti”.
FIORENTINA E PALLADINO – “Sì, conosco bene Palladino per quanto fatto a Monza, ma non credevo così in fretta. Sta facendo un ottimo lavoro. Sarebbe bello se fosse così, sarebbe un segnale per il campionato italiano e un invito a vederlo. Sarebbe bello se si proseguisse così, il calcio è competizione e non vediamo l’ora”.
LOCATELLI – “Siamo molto amici con Manuel, ci diamo mano a vicenda nello spogliatoio. La meritava già prima, sta giocando a un livello molto alto, in tutte e due le fasi ma anche emotivamente e sui comportamenti. Lo merita, le cose non capitano a caso”.
LEADER – “Non mi piace darmi di chief da solo, anche se sono uno dei più grandi. In quello spogliatoio ho sempre imparato da gente che ha una struttura emotiva da brividi, a ripensarci. Ho cercato di essere una spugna e imparare più possibile, prima di tutto a livello umano. E sono felice di quanto riesco a dare oggi ai giovani. Nella vita c’è un momento in cui devi assorbire il più possibile per poi ridarlo indietro. Probabilmente è il tempo della mia carriera in cui devo restituire agli altri ciò che mi hanno dato. E ne sono felice”.
I PORTIERI DI THIAGO MOTTA – “Si cube che nel calcio si giochi tanto e da un certo punto di vista è anche vero. Ma se riesci advert avere una rosa altamente competitiva, con 23 giocatori intercambiabili, non avrai più chi fa cinquanta partite e altri dieci. Si deve andare, parere mio, verso massimo trentacinque per uno e venticinque per l’altro. E si crea uno spirito competitivo che, se pulito e leale, alza il livello di tutto”.
NON PENSO AL RITIRO – “No, in questo momento no. Cerco di vivere molto il presente, per essere la migliore versione di me stesso. Sul futuro ancora non ci penso, ma ho tante passioni e quando smetterò cercherò di portarne avanti una. Ma non mi sono ancora prefisso un lavoro: amo giocare a calcio e lo spogliatoio, la sfida quotidiana”.