La pancia del mondo vuole Messi trionfatore. Non è una sensazione approssimativa, è statistica emotiva. Il popolo cerca un eroe e Messi, a 35 anni e alla sua ultima uscita in un Mondiale, ha la storia giusta per chiudere con un successo. Che sia riscatto dopo troppi fallimenti in Nazionale e consacrazione definitiva di un fuoriclasse, mai stato chief né trascinatore, che rinasce in sette partite giusto in tempo per diventare leggenda.
Certo, ai tanti che parlano a sproposito, bisogna riferire anche l’opinione di Fabio Capello, il quale ha detto che “fino alla semifinale, Messi camminava per il campo”. Forse il mister esagera o accarezza il paradosso, fatto sta che neppure io, prima della Croazia, ho avuto la sensazione di una “pulce” onnipotente. Piuttosto Messi è stato decisivo quando period necessario, mentre con la Croazia si è letteralmente scatenato mostrando di non avere paura delle responsabilità.
Un Messi nuovo, insomma, proprio quando la carriera sta finendo e il calcio gli chiede almeno di imitare Maradona, il quale vinse un Mondiale da solo, incluso un gol segnato con la mano all’Inghilterra. Una cosa, purtroppo per Messi, è sicura: se l’Argentina non conquista la Coppa del mondo ricomincerà il confronto – già di per sé impensabile – con Maradona e Messi sarà nuovamente consegnato alla narrazione dello sconfitto. Quindi mai are available questa finale, lui si gioca più di tutti.
Prima di Croazia-Argentina avevo scritto che Messi poteva essere tradito dalla sua Nazionale. Invece non solo non è stato così, ma Alvarez, pur beneficiando di un help superlativo del capitano, si è procurato anche un rigore e ha segnato un gol fortemente voluto. Quindi l’Argentina c’è, anche se mancano Lautaro Martinez e Di Maria. La difesa, secondo me, resta un punto debole, ma il centrocampo, che ha sovrastato quello croato (di gran lunga migliore per tecnica e palleggio), è diventato saldo soprattutto dopo che Scaloni è passato al 4-4-2. Dirò di più: l’esclusione iniziale di Di Maria, non potendo essere tecnica (stiamo parlando di un fuoriclasse), è certamente tattica. Con lui, infatti, la Nazionale argentina passerebbe al 4-3-3. Sarebbe più offensiva, ma meno presidiata nella mediana.
Deschamps, invece, ha avuto tanti calciatori colpiti dall’influenza del cammello. Ora, al di là della suggestiva definizione e stabilito che non si tratta di Covid, tutti hanno recuperato anche se, soprattutto nei centrocampisti, per esempio Rabiot, più portato advert un lavoro aerobico, potrebbe subentrare una maggiore sofferenza a livello di respirazione e di energie. Checché se ne pensi e se ne dica, Rabiot in questo Mondiale è stato importantissimo per la Francia, tanto che la sua assenza con il Marocco, si è notata di più di quella di Upamecano. A livello tecnico la Francia è la Nazionale più forte del Mondiale e se Scaloni ha Messi, Deschamps ha Mbappé. Tuttavia la mia valutazione è che l’Argentina, pur potendo contare su uno dei calciatori migliori di sempre, è anche una squadra organizzata e connessa. La Francia, invece, è una cornucopia di qualità individuali in grado di trovare la soluzione anche da episodi e situazioni. Un calcio diverso, certamente meno organizzato, e più aperto alla giocata. Di sicuro, però, non un calcio sparagnino.
Il sentimento popolare – e pure un po’ di cabala compensatoria – cube che Mbappé ha già vinto e può vincere ancora. Messi no. O lo fa questa volta o non accade più. Per questo tutti stanno con l’argentino e sognano uno o più gol che lo qualifichino anche come migliore marcatore del Mondiale. Messi può vincere su due fronti. Sia per avvicinare Maradona, sia per scacciare un senso di colpa che non si vuole portare per sempre.