La sfida tra Napoli e Milan vive di una tensione sottopelle. Non si vede, né si sente, ma si sa che c’è, perché, da una parte, arriva al Maradona una squadra che ha perso due partite consecutive (il Milan contro Juventus e Paris Saint Germain), dall’altra, va in panchina un allenatore (Rudi Garcia), sostanzialmente sfiduciato dal suo presidente dopo la sconfitta interna con la Fiorentina e non ancora riabilitato dai successi del Napoli a Verona e Berlino.
Certo, in caso di sconfitta, né Garcia, né Pioli rischiano l’esonero. Però per un verso il malumore tornerebbe, mentre sull’altra sponda monterebbe il pessimismo. Sgombriamo però il campo da un facile equivoco: il pareggio – che se non sana a volte medica – non è obiettivo di nessuno. Ciò non significa che non esca, ma sarebbe una sorpresa, anche perché l’Inter abbatterà le barricate della Roma e continuerà a guidare la classifica. Insomma, se l’obiettivo di entrambe le squadre è lo scudetto, nessuna può permettersi di perdere punti e questa è la ragione per cui la tensione è conseguenza ovvia e naturale. Figurarsi al Milan, dove Pioli ammette sinceramente, che i nervi sono (stati) tesi e non poteva, dopo due scivoloni, essere diversamente. Tuttavia il tecnico, pur essendo risoluto (“Non cambiamo il nostro modo di giocare”), è apparso un po’ meno sereno del solito. Intanto perché, uscendo dalle motivazioni psicanalitiche, ha una formazione quasi obbligata causa infortuni e la squalifica di Thiaw. E poi, perché, anche se afferma il contrario, certe esternazioni (non equivocabili) di Calabria non gli sono piaciute (“Si riferiva all’ambiente”). Alla advantageous, se proprio vogliamo, i problemi non sono questi, ma, piuttosto, il fatto che il Milan segni poco (in Champions nulla) e in campionato concluda poco di più. Ecco perché, una settimana fa, l’allenatore ha chiesto più gol a Leao che, in campionato, non realizza da più di un mese e in Champions da più di un anno.
Ora, può darsi che, questa sera, Leao ritrovi i guizzi e i gol, come, proprio a Napoli, accadde l’anno scorso. Però non credo che Garcia conceda spazi al contropiede del portoghese e alle sue poderose falcate. Succedesse, significherebbe aver preparato male il piano partita e aver dato una cattiva lettura delle situazioni. Al Milan non va concessa la profondità, questa è la premessa di tutto. Poi – è naturale – serve il possesso palla (chi ne avrà di più aumenterà le possibilità di vittoria) e la verticalizzazione. Il Napoli, pur non avendo Osimhen, conterà su Kvaratskhelia che, nell’uno contro uno, è formidabile e produce help in quantità industriale. Come Pioli non lo affronterà costruendogli serragli tattici (un’invenzione di certa critica), così Garcia ha opportunamente risposto che non serve pensare a qualcosa di speciale per Leao. Giusto, mai snaturare la propria identità – Napoli e Milan ce l’hanno – per mendicare un risultato. E’ una strategia con il fiato corto. Può premiare – e non è detto – una volta, ma nel lungo periodo, finisce per penalizzare sia la squadra, sia i singoli.
Perciò Napoli-Milan sarà una bella partita, ricca di occasioni e di gol. Quel che serve al nostro campionato per offrire a chi ci guarda un calcio degno della nostra evoluzione. Eravamo difensivisti, ora quasi tutti preferiscono cominciare dal gol.