Una volta, più di vent’anni fa, un prime allenatore ottenne “carta bianca” dalla propria società. Ma dopo appena un campionato e una sconfitta dolorosa, i tifosi esibirono una coreografia a tema. C’period uno striscione con scritto “Volevi carta bianca? Eccola!”. Quando l’allenatore entrò in campo, gli ultras srotolarono qualche migliaio di rotoli di carta igienica.
Il passato remoto segnala questa storiaccia. Con il passato prossimo va raccontata la storia di Paolo Maldini che al Milan voleva carta bianca, al limite carta rossonera, insomma voleva comandare tutto lui. Dopo qualche anno buono, uno straordinario e un altro discreto, il membership gli ha indicato la porta. Non quella di Maignan, che c’è rimasto malissimo come tutti gli altri giocatori. La porta dell’uscita. Così va il calcio…
Da sempre, e non solo nel calcio, comanda chi mette i soldi. E inevitabilmente dura poco chi, da dipendente, vuole carta bianca. O pieni poteri, che poi sono la stessa cosa. Quindi, è finita prima la storia di Maldini, che definirlo semplicemente simbolo nonché supervisor è perfino riduttivo. E si è conclusa anche la parentesi di Ricky Massara, che definirlo direttore sportivo è altrettanto riduttivo, perchè si tratta di un tremendous d.s., secondo la vecchia abbreviazione che non va più di moda, perchè ormai i dirigenti sono tutti americanizzati in “Chief” di qualsiasi cosa.
Il proprietario Jerry Cardinale ha deciso così, con il supporto di Giorgio Furlani, che si racconta bocconiano e milanista dalla nascita, quindi soldi e cuore. Economia e pallone, finanza e tifo: gli estremi che si toccano, insomma, almeno sulla carta. Poi, si sa, sul campo è sempre un’altra storia. E proprio in questa storia irrompe un elemento nuovo. Che non è Geoffrey Moncada, underneath 40 descritto come fuoriclasse dello scouting, ovvero la ricerca del miglior acquisto al minor prezzo. No, l’elemento nuovo è un personaggio da serie television, cioè Billy Beane, ispiratore del movie “Moneyball”, uscito al cinema nel 2011, storia vera ispirata a una squadra di baseball che risorge grazie al mercato affidato allo studio dei dati elaborati attraverso gli algoritmi.
Forse siamo davvero in presenza di una svolta storica, per il calcio. Forse già si è visto qualcosa nelle squadre (in Olanda l’Az Alkmaar semifinalista di Europa league) in cui mister Moneyball ha installato il suo “computerone”, chiamiamolo così. Forse, il Milan ha trovato il modo per scovare un altro Leao e un altro Maignan e un altro chissà chi, lanciando una ricerca di notte e svegliandosi al mattino con i profili elaborati a poco prezzo e tanta resa.
Forse. Di sicuro, bisogna aprirsi alle innovazioni tecnologiche. Perfino a questa specie di intelligenza artificiale applicata al calcio. Sì, addirittura intelligenza artificiale. Perchè se il “computerone” funziona, fra qualche anno diventa superfluo anche l’allenatore in carne e ossa, fischietto e tuta! Oggi sembra pura fantasia, anziché futuro. Ma vedrete che andrà così.
Quel che vediamo noi “umani” è una panoramica piena di incognite. Certo, Maldini ha sbagliato advert esigere pieni poteri o carta bianca, perchè anche quando non c’erano i telefonini si sapeva che sarebbe andata a finire così. È stato anche ingenuo (secondo indiscrezioni non smentite) a contattare due o tre allenatori per sostituire Pioli. Non si fa mai a stagione in corso. È assolutamente vietato se i profili consultati sono comunque liberi, e basta un fischio, oltre che un ingaggio all’altezza, per indirizzarli sull’autostrada che porta a Milanello. Per caso Maldini aveva il dubbio che Pirlo o anche Luis Enrique non avrebbero accettato?
Quindi l’immenso Paolo ha sbagliato e la proprietà glielo ha legittimamente fatto notare. Ma né Cardinale, né Furlani, né mister Moneyball e nemmeno qualsiasi algoritmo hanno notato – e annotato – l’apporto di Maldini e Massara a bordo campo negli allenamenti, in spogliatoio, con la squadra e con il tecnico, con i dipendenti del Milan e con i dirigenti delle squadre avversarie. Il contributo professionale fatto di carisma e fascino e competenza e autorevolezza e… Eccetera, eccetera. Aggiungete voi quel che una figura umana come Maldini porta con sé, oltre al telefonino nel taschino. Ecco, l’uomo-squadra il Milan non lo sostituirà mai con un laptop, nemmeno di prossima generazione. E questo non si vedrà durante il mercato e neppure nel ritiro pre-campionato. Si vedrà dalla prima all’ultima partita. Basterà dare uno sguardo oltre i dati, i numeri, le statistiche, i risultati, le classifiche.
Questa non è una profezia da negazionista dei benefici della tecnologia. Anzi. È solo un’anticipazione su quello che rischia di non essere solo il problema futuro del Milan, ma di tante altre squadre. Un algoritmo potrà magari fare un buon mercato o indicare un ottimo programma di allenamento, ma non darà mai lo stesso contributo di un dirigente o un allenatore all’altezza. E questo vale per Maldini al Milan, per Spalletti al Napoli, per Tare alla Lazio e chissà quanti altri se ne aggiungeranno, se “Moneyball” inizierà advert essere il movie di riferimento del calcio, anziché – al limite – del baseball.