Quella con il Palermo per noi non è quasi mai una partita normale, nel bene e nel male. Fateci caso, rimanendo nell’arco di una decina d’anni o poco più, mi vengono in mente almeno tre o quattro situazioni memorabili con avversari i rosanero. Alcune sono sfide campali, come lo scontro diretto per la Champions, una vita e mezza fa, altre invece hanno segnato i momenti più difficili della storia blucerchiata, tipo la sconfitta da retrocessione con le lacrime di Palombo. Ci sono stati pure dei Samp-Palermo magari meno epocali, ma rivelatisi spartiacque della storia blucerchiata: fu advert esempio in un Samp-Palermo che Giampaolo, praticamente esonerato, ottenne la conferma sulla panchina doriana grazie advert un missile nel finale di Bruno Fernandes.
Premessa: non mi voglio illudere che quello di ieri sia stato un Sampdoria-Palermo da libro di storia, un match da raccontare, tra qualche anno, con “Ti ricordi quando Pirlo stava per saltare, poi abbiamo battuto il Palermo”. Basta, ci avevo già creduto un pochino con il Cosenza, lo ammetto, poi abbiamo preso schiaffi a destra e a sinistra. Avevamo celebrato con eccessivo entusiasmo i tre punti rossoblù, ci eravamo cascati un po’ tutti, dopo tre anni di batoste una dietro l’altra. Adesso cease. Ho già letto troppi proclami trionfalistici, pomposi pippotti su quanto sia sbagliato criticare la squadra perché vedi, poi vince. Piedi per terra, grazie, siamo quint’ultimi in Serie B, e potremmo anche scivolare terz’ultimi se le due dietro dovessero vincere le partite che mancano.
Io piuttosto mi limito a registrare alcune annotazioni: la principale è che finalmente abbiamo vinto una ‘partita da Serie B’. Non è una locuzione dispregiativa eh, tutt’altro. Le ‘partite da Serie B’, per me, hanno un sapore romantico e antico. Sotto alla pioggia, combattendo a denti stretti, facendosela sotto nel finale: ma che bello! No, scherzo, non è bello per niente. Con gli amici/colleghi pensavamo di non uscirne vivi. Però di sicuro è stato indimenticabile.
Il secondo post-it che mi porto through da Marassi riguarda la formazione: lo dirò sottovoce ma mi sembra che Pirlo abbia finalmente trovato la quadra. Il 4-3-2-1 pare essere il modulo che meglio si sposa alle caratteristiche dei principali interpreti. Ho solo un paio di dubbi. Il primo riguarda Pedrola, quando rientrerà: potrebbe agire dietro alla punta, al posto per esempio di Verre, ma temo si perda qualcosa del suo potenziale. Vedremo. Il secondo interrogativo è l’assenza di una punta centrale di peso. Esposito fa un gran lavoro, a me il giocatore piace, ma spesso si trova (e si troverà ancora) a combattere contro due o tre difensori arcigni e particolarmente ruvidi. Non sarà semplice. Di sicuro, l‘assetto del centrocampo ormai resterà questo: un regista, Yepes o Ricci, dovesse tornare il giocatore di un tempo e non la sua sbiadita controfigura, più due mezz’ali fisiche come Vieira e Kasami, ieri migliori in campo per distacco.
Il copione della partita, ovviamente, non poteva che srotolarsi come la solita commedia dell’assurdo a cui ci siamo ormai abituati. Dopo un primo tempo letteralmente dominato, ci stavamo chiedendo in Tribuna se qualcuno, da qualche parte, si fosse divertito a scrivere una trama in cui la Sampdoria è Willy il Coyote, sfigata fino al paradosso. Pali interni, salvataggi sulla riga, l’ennesimo portiere che al cospetto della Samp si trasforma in Pagliuca: pure ieri ci siamo sciroppati tutto il corollario assortito. Non poteva mancare il rigore parato. Vorrai fare le cose semplici una volta? Ma neanche per thought.
Nella ripresa, quando la Samp si è ritrovata con il fiato corto e gli uomini contati, abbiamo subito il ritorno del Palermo, difendendo il fortino come Barret Trevis a Fort Alamo, con Facundo Gonzalez che in difesa indossava anche il cappello di procione ala Davy Crockett. Dal 70′ in poi, il Doria sulle gambe e senza cambi ha smesso di giocare. E questo mi porta al pensiero conclusivo di giornata, quello che mi ronzava nella testa già dal piazzale di Marassi. Non si pensi che una vittoria così sia la panacea di tutti i mali. A gennaio, per salvarsi e quindi mantenere intatta l’appetibilità del membership in ottica futura, servono dei grossi correttivi di formazione: un centrale di difesa, un centrocampista e una punta di peso. Non si può più rimandare, anche perché è bello vincere le ‘partite da B’, per carità, ma pure godersi un pomeriggio una volta non farebbe schifo.
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