Sconcerti, cosa distingue il Milan in questo momento?
«Una caratteristica che io ho chiamato «Sentimento», il che non vuol dire che l’Inter non ce l’abbia. Il Milan è una squadra di un altro tempo, sono tutti giovani, quasi nessuno ha vinto niente, a parte Giroud e Ibra. E’ una squadra che sta cercando l’impresa. E merita di giocarsela fino in fondo».
Quale è l’immagine della vittoria di domenica sera all’Olimpico?
«Dentro al Milan vedi atteggiamenti che a questi livelli sono abbastanza inconsueti, per esempio Maldini che lascia la tribuna dell’Olimpico e va advert abbracciare Pioli. E’ l’abbraccio sportivo tra due uomini veri. Così come lo stesso abbraccio tra Tonali e Pioli. Però se mi chiedi chi vince…».
E dunque: chi vince?
«L’Inter è più forte ed è più completa. Ha giocatori più lineari nei loro ruoli. Il Milan è incompleto e si basa sull’estro di Leao, ma è un estro nice a se stesso. Per me l’Inter è favorita».
Cosa ti colpisce di più della squadra di Pioli?
«Il dato più rilevante è che sono due anni che il Milan è appiccicato all’Inter, pur essendo meno forte. Il Milan è una lunga sorpresa. Ha ragione Pioli quando cube: voi non date il giusto rilievo ai miei giocatori».
Mi aiuti advert inquadrare Tonali: mi sembra che sia il giocatore italiano che è migliorato di più da un anno a questa parte.
«Sono d’accordo. Credo che il ridimensionamento dell’anno scorso lo abbia liberato. Quando ha capito che doveva imparare, ha fatto volentieri il passo indietro. Ora è molto più libero di testa, senza la paura di sbagliare il passaggio, senza il dovere di fare ogni volta un help. E ha finito per dominare il centrocampo. E’ un giocatore che sa fare tutto. Comincia in mezzo ai due centrali e alla nice lo trovi a due metri da Strakosha per segnare il gol-vittoria: oggi Tonali è il più importante giocatore italiano».
E l’Inter: quale è il dato più rilevante di questo finale di stagione?
«Sta crescendo Inzaghi. Guarda che è stata tutt’altro che banale la partita con la Roma. Nella prima mezz’ora l’Inter ha aspettato la Roma. E’ stata una trappola di Inzaghi a Mourinho, con la Roma che si è convinta che poteva giocare la palla. Dopodiché l’Inter ha cominciato a verticalizzare in maniera spettacolosa, e la Roma non è riuscita a capire cosa stava succedendo. A Inzaghi period già riuscita una trappola del genere nei derby romani. La vera mossa è stata quella di Dimarco al posto di Bastoni, è stato lui a far perdere la testa a Mkhitaryan. In passato dicevo che Inzaghi rimaneva fermo sulle proprie convinzioni, ma ora è un allenatore cresciuto, più consapevole».
Cosa sta succedendo a Napoli?
«A Napoli c’è troppo Napoli».
Spiega.
«Essendoci una squadra sola per quattro milioni di abitanti, ogni cosa diventa una grande cosa. C’è troppa tensione. Il Napoli ha fatto cose miracolose nei dieci anni in cui è mancata Milano, è stato lui l’avversario della Juve, questo non va dimenticato».
E adesso? Il ritiro sì, il ritiro no. Gli otto minuti di Empoli, la resa di Spalletti, De Laurentiis in posa al campo d’allenamento.
«Adesso a De Laurentiis fa gioco Spalletti, perché la gente è incazzata con Spalletti, ma vedrai che tra due giorni i napoletani se la prenderanno con De Laurentiis perché non ha rinforzato la squadra. La verità è che il Napoli non ha sede, non ha centro sportivo, non ha stadio. Ha tutto in affitto. Non ha settore giovanile. Non ha nemmeno prezzo, perché il valore è quello del marchio».
Quanto mancherà questo Dybala alla Juve?
«Dipende da come lo rimpiazzeranno. Ma guarda che Dybala quest’anno ha segnato 9 gol e sono i gol di Leao. Io sono sempre più convinto che non potessero permettersi quel tipo di contratto altrimenti in cinque-sei dentro lo spogliatoio si sarebbero arrabbiati e avrebbero preteso un uguale trattamento. Un aspetto significativo è che non ci sono più fratelli a guidare la Juventus, ma cugini. I tweet di Lapo sono una cosa seria. Se tutti i cugini si mettessero a twittare come Lapo sarebbe un problema. Credo che la vera rivoluzione ci sia già stata con l’arrivo di Arrivabene, ma oggi non c’è niente che possa mandare by way of Agnelli. Ed è sciocco imputargli il fatto che in Europa non ha vinto nulla».