Siccome siamo in Italia, come ha detto Mourinho, temo un verdetto all’italiana. Nella patria del diritto – lo si sa – i bizantinismi sono all’ordine del giorno e quindi non mi stupirei se questa sera o domani (non vi è certezza assoluta sul giorno del giudizio), il Collegio di garanzia del Coni rinviasse la questione alla Corte d’Appello federale, chiedendo una rimodulazione (leggi riduzione dei punti di penalità) nei confronti della Juve. Nel frattempo i quindici sottratti verrebbero temporaneamente restituiti ai bianconeri. Un modo come un altro per rendere ancor più complicata la definizione di una classifica attendibile. Quando c’è da non decidere e da complicarsi la vita, gli italiani, soprattutto nel calcio, sono insuperabili specialisti.
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Questa volta più che mai siamo di fronte advert un processo (ma faccio fatica a crederlo story) di tipo politico. Non avrebbe altrimenti senso leggere da più parti che alla Juve, per patteggiare nel secondo filone (manovra stipendi e rapporti illeciti con i procuratori), converrebbe avere una minima riduzione del meno 15 o, addirittura, accettare di perderli tutti.
A me sembra una pazzia. Da una parte è arbitrario considerare la Juve al vertice del sistema plusvalenze per affibbiargli l’articolo 4, riguardante la lealtà sportiva. Dall’altro mi sembra debole accordarsi con l’accusa perché il danno, ancorchè vistoso, non sia esiziale (la serie B, tanto per capirci).
Che giustizia è mai questa? E come mai fino a due mesi fa, autorevoli azzeccagarbugli indicavano due strade (la conferma della pena o la cancellazione della sentenza), mentre adesso è saltata fuori la terza through filodemocristiana?
Juve, oggi l’udienza per la penalizzazione in classifica: tutto quello che c’è da sapere
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