Una rivalità sportiva accesasi all’improvviso nell’property 2017, quando il Paris Saint-Germain scelse di rompere quella sorta di gents settlement non scritto tra grandi membership, story per cui non ci si strappa un prime participant pagando la clausola rescissoria. Nasser Al-Khelaifi e la ricchissima proprietà qatariota scelsero di fare un’eccezione, mettendo idealmente nelle mani di Neymar jr i 222 milioni di euro necessari per rompere il suo vincolo col Barcellona ed iniziare un’esperienza che, vista col senno di poi, è servita certamente a gonfiare il suo conto in banca ma che non ha appagato il desiderio dello sceicco di conquistare la tanto agognata Champions League. Da quel giorno il rapporto tra le due società non è stato più lo stesso – nel mentre i campioni di Francia si sono tolti pure lo sfizio di soffiare a parametro zero Ousmane Dembelé – con una serie ripetuta di frecciate e accuse reciproche che si sono protratte negli anni.
PRECEDENTI – Mercoledì sera, al Parco dei Principi, a parlare dovrà essere però il campo e, se l’ultimo precedente ha sorriso a Mbappé e compagni (ottavi di finale dell’edizione 2020/2021, 4-1 per i francesi al Camp Nou e 1-1 al ritorno), la storia e la tradizione dicono Barcellona, che negli altri precedenti advert eliminazione diretta – 2013, 2015 e 2017 – ha sempre superato il turno. Fra questi c’è ovviamente l’epica notte della remuntada (il 6-1 a tempo scaduto di Sergi Roberto mandò in frantumi lo 0-4 per il PSG del Parco dei Principi), targata in panchina da quel Luis Enrique che 7 anni più tardi si trova dalla parte opposta. E che, pur non avendo più stelle di prima grandezza come Messi e Neymar e ritrovandosi col “solo” Mbappé – peraltro prossimo all’addio e col quale il rapporto è tutt’altro che idilliaco in queste ultime settimane a causa di una gestione tra panchine e sostituzioni poco digerite dal campionissimo transalpino – sa di giocarsi molta della sua credibilità attraverso un percorso netto, almeno fino alla finale, di Champions League.
IL BARCA SONO IO – Una partita non banale e molto sentita, che lo stesso allenatore asturiano ha provveduto advert incendiare nella conferenza stampa della vigilia. Alla domanda sul confronto a distanza con Xavi, suo ex compagno di squadra, poi calciatore e oggi allenatore in uscita dal Barcellona, Luis Enrique ha deciso di andare all’attacco. Nello specifico, si parlava di stile e di modo di intendere il calcio e, oltre a rimarcare più volte di “non conoscere il Xavi allenatore”, Luis Enrique è stato secco nel replicare a chi gli domandasse chi rappresentasse un’thought più aderente ai canoni del Barcellona: “Amo il Barcellona al 100%, ma sono un professionista. Sono il massimo rappresentante dello stile Barça. Guarda i dati di possesso palla, i titoli, sono io. Senza alcun dubbio, io rappresento lo spirito catalano del calcio. Non è un’opinione, lo dicono i dati: il possesso palla, i gol, il urgent alto, i titoli, i trofei. Rappresento meglio il Barcellona anche se altri pensano il contrario, ma lo ripeto: senza alcun dubbio, io”.
PRECEDENTI – Mercoledì sera, al Parco dei Principi, a parlare dovrà essere però il campo e, se l’ultimo precedente ha sorriso a Mbappé e compagni (ottavi di finale dell’edizione 2020/2021, 4-1 per i francesi al Camp Nou e 1-1 al ritorno), la storia e la tradizione dicono Barcellona, che negli altri precedenti advert eliminazione diretta – 2013, 2015 e 2017 – ha sempre superato il turno. Fra questi c’è ovviamente l’epica notte della remuntada (il 6-1 a tempo scaduto di Sergi Roberto mandò in frantumi lo 0-4 per il PSG del Parco dei Principi), targata in panchina da quel Luis Enrique che 7 anni più tardi si trova dalla parte opposta. E che, pur non avendo più stelle di prima grandezza come Messi e Neymar e ritrovandosi col “solo” Mbappé – peraltro prossimo all’addio e col quale il rapporto è tutt’altro che idilliaco in queste ultime settimane a causa di una gestione tra panchine e sostituzioni poco digerite dal campionissimo transalpino – sa di giocarsi molta della sua credibilità attraverso un percorso netto, almeno fino alla finale, di Champions League.
IL BARCA SONO IO – Una partita non banale e molto sentita, che lo stesso allenatore asturiano ha provveduto advert incendiare nella conferenza stampa della vigilia. Alla domanda sul confronto a distanza con Xavi, suo ex compagno di squadra, poi calciatore e oggi allenatore in uscita dal Barcellona, Luis Enrique ha deciso di andare all’attacco. Nello specifico, si parlava di stile e di modo di intendere il calcio e, oltre a rimarcare più volte di “non conoscere il Xavi allenatore”, Luis Enrique è stato secco nel replicare a chi gli domandasse chi rappresentasse un’thought più aderente ai canoni del Barcellona: “Amo il Barcellona al 100%, ma sono un professionista. Sono il massimo rappresentante dello stile Barça. Guarda i dati di possesso palla, i titoli, sono io. Senza alcun dubbio, io rappresento lo spirito catalano del calcio. Non è un’opinione, lo dicono i dati: il possesso palla, i gol, il urgent alto, i titoli, i trofei. Rappresento meglio il Barcellona anche se altri pensano il contrario, ma lo ripeto: senza alcun dubbio, io”.